Veronica Ragusa e Camilla Tagliasacchi al 24esimo Congresso Associazione Italiana Psicogeriatria a Firenze.

Sono appena rientrate da Firenze, dal 24esimo Congresso dell’Associazione Italiana Psicogeriatria intitolato “Integrazione e Innovazione. Fondamenti del sapere psicogeriatrico”. Hanno portato all’evento due poster scientifici: ‘Il progetto ‘Ti illuminiamo noi’: l’esperienza di un bar inclusivo contro le fragilità sociali dei residenti RSD‘ e ‘Cognitive orientation to daily occupational performance approach in adulti con Disturbo neurocognitivo maggiore: caso clinico’. Sono le nostre terapiste occupazionali Veronica Ragusa e Camilla Tagliasacchi, a cui – partendo dall’esperienza a Firenze – abbiamo chiesto di approfondire il loro percorso professionale e il loro ruolo all’interno della nostra struttura.

State tornando dall’evento AIP a Firenze. Come è andata? 

“Molto bene, si tratta di un evento che attraverso la partecipazione a simposi e a letture permette di approfondire tematiche legate alla nostra pratica clinica (fragilità, invecchiamento, disturbi neurocognitivi, intelligenza artificiale…). Abbiamo riscontrato un ambiente stimolante che ha aperto le porte a molti giovani tra cui anche a noi. La partecipazione al congresso ci ha permesso di ampliare le nostre conoscenze neuropsicologiche e di interfacciarci con stimati professionisti del settore“.

Qual è il ruolo di una terapista occupazionale (OT)?

“Siamo professionisti sanitari della riabilitazione. Promuoviamo il benessere e la salute attraverso l’occupazione. Ci rivolgiamo sia all’utente che al caregiver. La nostra figura opera in diversi servizi come: CDI, Comunità alloggi, ospedali e ambulatori. La nostra utenza abbraccia un’ampia fascia di età: dai bambini agli anziani. Ci occupiamo anche della creazione di tutori, ortesi e della raccolta di misure antropometriche per la scelta delle carrozzine”.

Entrambe laureate in ambito sanitario, Veronica lavora in Riabilitazione, Camilla al Nucleo Alzheimer. Che cosa differenzia e che cosa accomuna la vostra pratica?

“Nel servizio di cure intermedie, l’OT interviene per recuperare le capacità funzionali perse a causa dell’evento indice, effettua sopralluoghi domiciliari per l’abbattimento delle barriere architettoniche e accompagna il caregiver all’addestramento verso le procedure di assistenza. All’interno del Nucleo Alzheimer, invece, si lavora più per mantenere le attuali autonomie del residente che possono essere compromesse dalla progressione della patologia. A parte gli ambiti, comunque, ci accomuna il fine della nostra pratica, ovvero che la persona possa svolgere le attività quotidiane o professionali nel più alto grado di autonomia possibile e con ampia soddisfazione“.

Quali sono le sfide più significative che incontrate nel vostro lavoro quotidiano?

“L’inserimento della nostra figura in un contesto sanitario geriatrico è spesso difficoltosa perché bisogna far comprendere ai nostri utenti l’importanza di lavorare sulle proprie autonomie anche in età geriatrica, ricordando loro ogni giorno che non per forza l’invecchiamento deve portare a dipendenza. Questa sfida va affrontata con dedizione e molta pazienza. Ascoltiamo con empatia i bisogni dei residenti e continuiamo a motivarli a non mollare”.

Come vi trovate a lavorare alla Fondazione Germani?

“Lavorare in Fondazione Germani è gratificante. É stata tra le prime realtà sul territorio a riconoscere la nostra figura professionale e a comprenderne la missione. La nostra Dirigente Sanitaria è sempre attenta ad ascoltare le nostre esigenze professionali e assieme al nostro Direttore Generale ci consentono di lavorare serenamente e aggiornarci professionalmente nei migliori dei modi. Noi accogliamo questa filosofia, riportando all’interno dei nostri percorsi riabilitativi quanto appreso nei momenti di formazione (interni ed esterni alla struttura). Inoltre ci impegniamo a promuovere il benessere dei nostri utenti attraverso la realizzazione di progetti ad hoc, che rendano il nostro ambiente sempre più casa e meno ospedale”.

Con quali figure professionali collaborate in Fondazione Germani?

“Per noi Terapiste Occupazionali è fondamentale essere ben inserite all’interno dell’equipe multidisciplinare. Molte delle nostre competenze, infatti, si intersecano con quelle degli altri professionisti. La collaborazione avviene mediante briefing, PAI e CUW e durante lo scambio delle consegne, momenti che ci permettono di avere una visione completa del nostro utente. Quotidianamente lavoriamo a fianco di figure come gli educatori professionali, i fisioterapisti, gli Oss e gli infermieri”.

Ci sono delle competenze che ritenete assolutamente necessarie per poter avere successo nel campo della terapia occupazionale? 

“Sicuramente è necessario avere molta pazienza e perseveranza. Essere pronti ad ascoltare il proprio paziente e raccogliere la propria storia di vita con empatia. Questo anche nei confronti del caregiver che è essenziale per un buon progetto riabilitativo. Fondamentale è anche avere anche una buona capacità di problem solving per trovare le giuste strategie”.