Lunedì prossimo anche alla Fondazione Elisabetta Germani sarà aperta la “Stanza degli abbracci”. Il progetto, spiega il direttore generale Ivan Scaratti, si chiama “Ad un passo da te” e nasce per permettere al familiare e al residente di potersi incontrare in totale sicurezza, all’interno di un luogo protetto, dove potersi scambiare sguardi e carezze, ritrovando il senso di un contatto fisico, pur attraverso un telo idoneo, sanificabile dopo ogni utilizzo”. In concreto, la stanza è stata allestita in un ampio locale, la Sala Vacchelli, a disposizione al piano terra, separato dai nuclei di residenza, a cui il parente accede dall’ingresso principale, previo appuntamento, dopo effettuazione di triage telefonico al momento della prenotazione e ripetizione di autocertificazione al momento dell’ingresso, unitamente alla misurazione della temperatura. Il familiare viene sottoposto a tampone antigenico rapido prima di incontrare il proprio caro, deve indossare durante tutta la permanenza nella struttura la mascherina, coprendo naso ed è inoltre invitato a sanificarsi le mani con gel idroalcolico. “Da febbraio 2020 – ricorda Isabella Salimbeni, geriatra, direttore sanitario della Fondazione Germani – i nostri residenti, anziani e disabili, non hanno più un contatto fisico con i loro cari. La comunicazione tramite telefonate, videochiamate e visite attraverso il vetro, certamente ha consentito di mantenere vivo il filo della relazione, ma in nessun modo ha potuto porre rimedio al bisogno della presenza fisica con cui venire in contatto. E questo è ancora più vero per coloro i quali, a causa di condizioni patologiche, non possono utilizzare o comprendere la comunicazione verbale”. A dicembre scorso lo stesso ministero della Salute, riferendosi agli anziani nelle strutture socioassistenziali, invitata a realizzare soluzioni dove fosse garantito un “contatto fisico sicuro, che può arrecare beneficio agli ospiti in generale ed a quelli deboli dal punto di vista cognitivo”.

Il presidente della Fondazione, Riccardo Piccioni, insieme all’intero consiglio di amministrazione, auspica che questa progettualità “possa regalare emozioni positive ai residenti e ai loro famigliari, fungendo da spinta verso la graduale ripresa di una migliore qualità di vita”.

L’inaugurazione del progetto ha ricevuto anche la condivisione del vescovo Antonio Napolioni che ha espresso la sua gratitudine e vicinanza con una lettera: “Sono contento, e mi complimento, che nella grande Fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti, gli ospiti torneranno ad abbracciare i loro famigliari – scrive il presule -Ricominciamo con un abbraccio. E’ questo il mio auspicio. Tutto questo serve ad alleggerire le giornate degli ospiti che ancora soffrono per la mancanza di un contatto fisico con i propri famigliari”.

da La provincia del 29/04/2021

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