All’interno del convegno “Innovazioni, buone pratiche ed interconnessioni nel percorso di cura della Persona con Malattia di Alzheimer” per celebrare la XXX Giornata Mondiale dell’Alzheimer, ha aperto la giornata il professor Marco Trabucchi con un intervento dal titolo “La cura dell’Alzheimer: indicazioni a 10 anni, tra speranza e realismo”.

Il prof. ha evidenziato 3 concetti chiave per il futuro:
1 – Speranza e coraggio. La speranza non paralizzata dall’attesa ma con il coraggio di fare, di sperimentare.
2 – La cultura del tempo. Alla Fondazione Germani c’è la cultura della produzione di servizi di grande livello, la cultura qui è di casa, quella cultura del tempo sempre adeguata al bisogno. Il servizio agli altri si deve adeguare non in base alle proprie capacità, che pure ci devono essere, ma si deve adeguare al cambiamento della cultura, della sensibilità e dei bisogni. Fondazione Germani ha risolto i problemi della gente cambiando l’organizzazione tante volte fino ad oggi, ed è esempio di innovazione organizzativa ed anche tecnologica.
3) La comunità. L’importanza del coinvolgimento della comunità, che ha bisogno dei due concetti precedenti.


La risposta è la complessità, ed è fatta di speranza, coraggio e cultura, senza lasciarsi condizionare dalla paura. Per dare risposte serve una cura delle demenze complessiva, che si prenda in carico di tutto.

La ricerca biologica non è ferma, sta facendo progressi enormi grazie a elevati investimenti. Così come si sta evolvendo molto sulla ricerca dei fattori di rischio. Ma il sistema dei servizi è rimasto indietro rispetto ai progressi della scienza, le RSA si devono adeguare anche a livello strutturale ai nuovi ospiti e loro bisogni.

Serve una società del Noi, perché la società dell’IO per i soggetti fragili fa danni enormi sia sull’origine della malattia, sia in termini di risposte assistenziali.

Fondamentale è la formazione degli operatori che deve essere un investimento continuo. Don Milani diceva “se sai sei, se non sai sarai di qualcun altro”. Sei vuoi essere autonomo e padrone del tuo mestiere, sempre più utile alle fragilità, serve un continuo percorso di formazione.

«La malattia può distruggere ma anche moltiplicare l’amore, come nel libro di Ada D’Amato. Nei servizi se non c’è amore a livello individuale e collettivo, alla fine il sistema si inaridisce»
«Le motivazioni di fondo del nostro comportamento sono la speranza, il coraggio, la cultura e la comunità»